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venerdì 2 dicembre 2011

Non sono ancora pronta per dirti le parole che non ti ho detto. Ma per Vampirimposhi Chapter II sì.

16 ore dopo. La risposta è ancora sì (la domanda era mi sentirò ancora così fra 16 ore, cioè ad ancora 21 ore dall'arrivo? Risposta: sì.)
Mi sono svegliata alle 7, quindi ho dormito più in treno di quanto non dorma a casa. Poi colazione con pane ai semi di lino e frutta, té verde e caffé espresso. La notte è passata veloce, il rumore del treno non mi dava fastidio, anche se per essere onesti, ho difficoltà a fare un esempio di rumore che può interrompere i miei sonni. Questa mattina abbiamo passato le stazioni di Kasama e Ngulunku. Ci hanno detto che abbiamo fatto un terzo della strada e che per l'ora di pranzo saremo al confine. Il treno si riempie ad ogni stazione di passeggeri senza fretta né bagaglio. La mia calligrafia sta peggiorando. Confermo che Fausto avrebbe preferito regalarmi una borsetta di coccodrillo.
Sarebbe il caso di fare un po' di stretching per allungarsi. E' buffo come in questi spazi ci si chiuda come tartarughe. Eppure lo spazio c'è. Eppure ci chiudiamo. Noi esseri umani siamo proprio una categoria buffa. Per dare una svolta movimentata alla giornata, ho in programma per questo pomeriggio una vasca di treno: vado a vedere la terza classe. Per dare, invece, una botta di mondanità a questo viaggio, stasera andrò al lounge del treno di cui tutti parlano. Ieri non sono andata perché ero già in pigiama e non era il caso di calcare le scene in quel modo. Credo che anche sul treno sia opportuno mantenere la propria eleganza in qualche modo. Forse le zeppe sarebbero state un po' esagerate - stazione di Chimba - ma sono sicura che nello zaino c'è qualcosa di adatto anche a questa occasione.
Parentesi santità. In Zambia la religione cristiana rappresenta per la popolazione una delle grandi certezze della vita. God is able. Il resto non si sa. Si sa solo che Dio può. Può salvare. Perdonare, redimere, sostenere. Convertire, rassicurare, punire, se necessario. E benedire sempre.
Tutti, dalle persone ai taxi, dai negozi alle case, dai quotidiani ai barbieri ai falegnami, esibiscono a chiare lettere l’impronta del Creatore. Messaggi come Dio è buono, Dio sa, Io credo, Io prego, Dio può, Credi in Dio, sono appesi ai colli della gente, scritti sul lunotto della macchina, sono anche un’attrattiva per la clientela che tra un semplice hair salon ed un Blessed by God hair salon preferiranno manco a dirlo il secondo. La domenica si va a messa, durante la settimana si vanno a fare le prove di canto per la messa della domenica, si salutano gli amici migliori con un God bless you che può diventare God bless you and your family nelle occasioni più speciali. Tutto questo ha dato una specie di direzione a certe vite altrimenti trascorse tra buste di gin monodose e tabacco dal sapore nauseante arrotolato in carta di giornale. L’evangelizzazione dell’Africa, la chiamano. Per molti una seconda colonizzazione, un motivo per cui puntare il dito contro qualcun altro per i disagi altrui. Eppure questa evangelizzazione è stata accetta così di buon grado che viene da pensare che forse una guida ci voleva. Una luce da seguire, una speranza da afferrare, un’entità da ringraziare, da comprendere - anche troppo - ciecamente.
Le sisters e i fathers che ho conosciuto in Angola e in Zambia non hanno niente a che vedere con le suore abbrutite dai baffi, imbottite di bigotteria e sempre pronte a promettere l’inferno ai blasfemi, come quelle che ho conosciuto in Italia e con le quali, per le ragioni di cui sopra, ho sempre cercato di evitare rapporti. E’ bello, poi, quando ti ricredi. E’ bello per me scrivere quanto le missionarie che ho trovato nel sud del mondo siano belle. Con la faccia liscia e luminosa di chi è felice di aiutare gli altri; belle mentre danzano al ritmo delle percussioni e se ne fregano se le suore non possono ballare al ritmo delle percussioni ancheggiando; belle mentre pensano a come fare di più, come meglio. Senza giudicare. Senza promettere la sofferenza eterna a chi non si comporta secondo i loro canoni. Perché anche le suore del sud del mondo hanno dei canoni. Anche le suore del sud del mondo portano il messaggio dello stesso Dio, ma non pretendono che tu lo intenda come loro. La loro energia contagiosa, l’empatia radiosa, il carisma magnetico le rendono più che una piacevole compagnia.
- Cosa fanno queste sisters la domenica?
- Si vestono da suore e vanno a messa.
- Beh, andiamo a vedere. Se la compagnia è buona… 
- Sì, lo è.
- Allora torno anche domenica prossima.
Chissà che non si scopra pure se Dio è bianco o nero.
Parentesi saggezza delle ore 13. Abbiamo mangiato le patatine del treno che erano pure buone e non perchè le mie papille gustative sono ormai alla frutta. Anzi, dopo un anno di cibo monocolore zambiano, ho cominciato ad amare l’arte della cucina. Ho iniziato a provare piacere immenso non solo quando sforno un dolce, ma anche quando lo impasto, quando sposo ingredienti apparentemente incompatibili. Sono diventata esperta di forni, lievitazione, ciambelline al vino, supplì. Provo piacere quando cuocio il miglio e sento il suo odore salutare, se sento che il riso scoppietta di felicità quando aggiungo il vino bianco, quando capisco che tutto questo è una forma di meditazione non canonica eppure assai più efficace di una lezione di yoga. Forse il fatto è che non ho fretta di vedere il risultato e questo fa la differenza. Forse è questione di saggezza, di gestione consapevole del tempo, la consapevolezza in particolare, che il tempo che passo in cucina non è tempo sprecato, ma tempo guadagnato. In anni di vita. E’ uno dei tanti segreti di una vita centenaria, dopo il dormire nudi e farsi docce fredde anche in inverno (vedi inverno nel nord del mondo, non inverno africano). Mi chiedo se l’Africa abbia in qualche misura accelerato questo processo di consapevolezza, oppure ne sia sta l’artefice. Mi chiedo cosa penserei adesso se non fossi nella cuccetta B2, dello scompartimento C2 del treno Kapiri-Dar, mi chiedo se ho già vissuto esperienze del genere, magari in un’altra vita quando ero un samurai, un delfino dell’Oceano Indiano, l’anima gemella di Nureyev, l’uomo dei sogni di Coco Chanel, un vampiro, l’amico del cuore di Peter Pan, l’occhio di David Livingstone. (...)
Bello e un po' frustrante. Sono ormai 28 ore che sono in treno e anche un po’ fuori dal mondo. A quest’ora divento romantica in modo nauseante, quindi dirò cose tipo vedo passare il mondo sotto il mio naso e così via. A dire il vero non è solo il romanticismo che mi fa parlare, ma la realtà dei fatti. Oggi siamo entrati in Tanzania e lo scenario è cambiato completamente. Era un bel po’ che si vedevano solo foreste, piane, pianure, quindi si può immaginare quale emozione sia stata attraversare uno scampolo di Rift Valley. I bambini alle stazioni non parlano più nessuno dei dialetti a noi familiari, ma solo swahili. Il ballo naturalmente regna, come al solito. Constato, infatti, con piacere che nemmeno loro hanno quella molletta che limita il movimento di bacino di noi poveri comuni mortali che non abbiamo nessuna speranza di capire dov’è che si deve operare per toglierla. E che continuiamo ad insistere a fare tentativi di ballo senza sapere che non ce la faremo mai.
Lucky you. Ho vinto 100.000 kwacha a briscola. Ho pensato che il coniglio corre un sacco e che mi dovrò allenare per seguirlo. Ho lavato le mani con acqua corrente (!!!!!!!) e organizzato una cena a base di avocado e formaggio. Giuro che quando arrivo a destinazione mi nutro solo di pesce e frutta. Lo dico in particolare ora che ho visitato accidentalmente la cucina del treno, cioè uno spazio di un metro quadro all’interno del quale lo chef si muove con grande nonchalanche nonostante la temperatura superi i 50°. La visita in cucina è stata un errore. Accidenti, domani, quando le provviste saranno finite, sarò costretta a rinunciare all’insalata di cavolo perché ho visto con quale noncuranza vengono trattati i cavoli. Soli, abbandonati in un angolo ad invidiare la cura con la quale vengono trattati i polli. Con questa riflessione profonda sulle ingiustizie che popolano ogni ambito di ogni esistenza, mi infilo nel sacco a pelo a mummia. Anche stasera niente lounge. Perché in fondo che bisogno c’è di riempirmi la testa di rumore? C’è il silenzio stasera. Molto più sexy di un paio di zeppe che cercano l’equilibrio su questa terra neutra e in continuo movimento.

1 commento:

  1. è vero come le suore sono diverse, mi èrimasto in mente che quando ero piccola e andavo a scuola dalle suore, dicevano che se per una domenica non andavi amessa l'inferno era pronto.
    invece il ricordo delle suore che ho visto in Africa insieme a voi, erano come tu le hai descritte: belle e dolci.alla prossima puntata

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