Mi
sono svegliata alle 7, quindi ho dormito più in treno di quanto
non dorma a casa. Poi colazione con pane ai semi di lino e frutta,
té verde e caffé espresso. La notte è passata veloce, il rumore del treno non
mi dava fastidio, anche se per essere onesti, ho difficoltà a fare un esempio
di rumore che può interrompere i miei sonni. Questa mattina abbiamo passato le
stazioni di Kasama e Ngulunku. Ci hanno detto che abbiamo fatto un terzo della
strada e che per l'ora di pranzo saremo al confine. Il treno si riempie ad ogni
stazione di passeggeri senza fretta né bagaglio. La mia calligrafia sta
peggiorando. Confermo che Fausto avrebbe preferito regalarmi una borsetta di
coccodrillo.
Sarebbe
il caso di fare un po' di stretching per allungarsi. E' buffo come in questi
spazi ci si chiuda come tartarughe. Eppure lo spazio c'è. Eppure ci chiudiamo.
Noi esseri umani siamo proprio una categoria buffa. Per dare una svolta movimentata alla giornata, ho in programma per questo pomeriggio una vasca di treno: vado a vedere la terza classe. Per dare, invece, una botta di mondanità a questo viaggio, stasera andrò al lounge
del treno di cui tutti parlano. Ieri non sono andata perché ero già in pigiama
e non era il caso di calcare le scene in quel modo. Credo che anche sul treno
sia opportuno mantenere la propria eleganza in qualche modo. Forse le zeppe
sarebbero state un po' esagerate - stazione di Chimba - ma sono sicura che nello
zaino c'è qualcosa di adatto anche a questa occasione.
Parentesi santità. In Zambia la religione cristiana rappresenta per la popolazione una delle grandi certezze della vita. God is able. Il resto non si sa. Si sa solo che Dio può. Può salvare. Perdonare, redimere, sostenere. Convertire, rassicurare, punire, se necessario. E benedire sempre.
Parentesi santità. In Zambia la religione cristiana rappresenta per la popolazione una delle grandi certezze della vita. God is able. Il resto non si sa. Si sa solo che Dio può. Può salvare. Perdonare, redimere, sostenere. Convertire, rassicurare, punire, se necessario. E benedire sempre.
Tutti,
dalle persone ai taxi, dai negozi alle case, dai quotidiani ai barbieri ai
falegnami, esibiscono a chiare lettere l’impronta del Creatore. Messaggi come Dio è buono, Dio sa, Io credo, Io prego, Dio può, Credi in
Dio, sono appesi ai colli della gente, scritti sul lunotto della macchina,
sono anche un’attrattiva per la clientela che tra un semplice hair salon ed un Blessed by God hair salon preferiranno manco a dirlo il secondo. La
domenica si va a messa, durante la settimana si vanno a fare le prove di canto
per la messa della domenica, si salutano gli amici migliori con un God bless
you che può diventare God bless you and your family nelle occasioni più speciali.
Tutto questo ha dato una specie di direzione a certe vite altrimenti trascorse
tra buste di gin monodose e tabacco dal sapore nauseante arrotolato in carta di
giornale. L’evangelizzazione dell’Africa, la chiamano. Per molti una seconda
colonizzazione, un motivo per cui puntare il dito contro qualcun altro per i
disagi altrui. Eppure questa evangelizzazione è stata accetta così di buon
grado che viene da pensare che forse una guida ci voleva. Una luce da seguire,
una speranza da afferrare, un’entità da ringraziare, da comprendere - anche troppo - ciecamente.
Le
sisters e i fathers che ho conosciuto in Angola e in Zambia non hanno niente a
che vedere con le suore abbrutite dai baffi, imbottite di bigotteria e sempre
pronte a promettere l’inferno ai blasfemi, come quelle che ho conosciuto in
Italia e con le quali, per le ragioni di cui sopra, ho sempre cercato di
evitare rapporti. E’ bello, poi, quando ti ricredi. E’ bello per me scrivere
quanto le missionarie che ho trovato nel sud del mondo siano belle. Con la faccia liscia e luminosa di chi è felice di aiutare gli altri; belle mentre
danzano al ritmo delle percussioni e se ne fregano se le suore non possono
ballare al ritmo delle percussioni ancheggiando; belle mentre pensano a come
fare di più, come meglio. Senza giudicare. Senza promettere la sofferenza
eterna a chi non si comporta secondo i loro canoni. Perché anche le suore del
sud del mondo hanno dei canoni. Anche le suore del sud del mondo portano il
messaggio dello stesso Dio, ma non pretendono che tu lo intenda come loro. La
loro energia contagiosa, l’empatia radiosa, il carisma magnetico le rendono più
che una piacevole compagnia.
- Cosa
fanno queste sisters la domenica?
- Si vestono da suore e vanno a messa.
- Beh,
andiamo a vedere. Se la compagnia è buona…
- Sì,
lo è.
- Allora
torno anche domenica prossima.
Chissà
che non si scopra pure se Dio è bianco o nero.
Parentesi saggezza delle ore 13. Abbiamo mangiato le patatine del treno che erano pure buone e non perchè le mie papille gustative sono ormai alla frutta. Anzi, dopo un anno di cibo monocolore zambiano, ho cominciato ad amare l’arte della cucina. Ho iniziato a provare piacere immenso non solo quando sforno un dolce, ma anche quando lo impasto, quando sposo ingredienti apparentemente incompatibili. Sono diventata esperta di forni, lievitazione, ciambelline al vino, supplì. Provo piacere quando cuocio il miglio e sento il suo odore salutare, se sento che il riso scoppietta di felicità quando aggiungo il vino bianco, quando capisco che tutto questo è una forma di meditazione non canonica eppure assai più efficace di una lezione di yoga. Forse il fatto è che non ho fretta di vedere il risultato e questo fa la differenza. Forse è questione di saggezza, di gestione consapevole del tempo, la consapevolezza in particolare, che il tempo che passo in cucina non è tempo sprecato, ma tempo guadagnato. In anni di vita. E’ uno dei tanti segreti di una vita centenaria, dopo il dormire nudi e farsi docce fredde anche in inverno (vedi inverno nel nord del mondo, non inverno africano). Mi chiedo se l’Africa abbia in qualche misura accelerato questo processo di consapevolezza, oppure ne sia sta l’artefice. Mi chiedo cosa penserei adesso se non fossi nella cuccetta B2, dello scompartimento C2 del treno Kapiri-Dar, mi chiedo se ho già vissuto esperienze del genere, magari in un’altra vita quando ero un samurai, un delfino dell’Oceano Indiano, l’anima gemella di Nureyev, l’uomo dei sogni di Coco Chanel, un vampiro, l’amico del cuore di Peter Pan, l’occhio di David Livingstone. (...)
Parentesi saggezza delle ore 13. Abbiamo mangiato le patatine del treno che erano pure buone e non perchè le mie papille gustative sono ormai alla frutta. Anzi, dopo un anno di cibo monocolore zambiano, ho cominciato ad amare l’arte della cucina. Ho iniziato a provare piacere immenso non solo quando sforno un dolce, ma anche quando lo impasto, quando sposo ingredienti apparentemente incompatibili. Sono diventata esperta di forni, lievitazione, ciambelline al vino, supplì. Provo piacere quando cuocio il miglio e sento il suo odore salutare, se sento che il riso scoppietta di felicità quando aggiungo il vino bianco, quando capisco che tutto questo è una forma di meditazione non canonica eppure assai più efficace di una lezione di yoga. Forse il fatto è che non ho fretta di vedere il risultato e questo fa la differenza. Forse è questione di saggezza, di gestione consapevole del tempo, la consapevolezza in particolare, che il tempo che passo in cucina non è tempo sprecato, ma tempo guadagnato. In anni di vita. E’ uno dei tanti segreti di una vita centenaria, dopo il dormire nudi e farsi docce fredde anche in inverno (vedi inverno nel nord del mondo, non inverno africano). Mi chiedo se l’Africa abbia in qualche misura accelerato questo processo di consapevolezza, oppure ne sia sta l’artefice. Mi chiedo cosa penserei adesso se non fossi nella cuccetta B2, dello scompartimento C2 del treno Kapiri-Dar, mi chiedo se ho già vissuto esperienze del genere, magari in un’altra vita quando ero un samurai, un delfino dell’Oceano Indiano, l’anima gemella di Nureyev, l’uomo dei sogni di Coco Chanel, un vampiro, l’amico del cuore di Peter Pan, l’occhio di David Livingstone. (...)
Bello e un po' frustrante. Sono
ormai 28 ore che sono in treno e anche un po’ fuori dal mondo. A quest’ora
divento romantica in modo nauseante, quindi dirò cose tipo vedo passare
il mondo sotto il mio naso e così via. A dire il vero non è solo il
romanticismo che mi fa parlare, ma la realtà dei fatti. Oggi siamo entrati in
Tanzania e lo scenario è cambiato completamente. Era un bel po’ che si vedevano
solo foreste, piane, pianure, quindi si può immaginare quale emozione sia stata
attraversare uno scampolo di Rift Valley. I bambini alle stazioni non parlano
più nessuno dei dialetti a noi familiari, ma solo swahili. Il ballo naturalmente
regna, come al solito. Constato, infatti, con piacere che nemmeno loro hanno
quella molletta che limita il movimento di bacino di noi poveri comuni mortali
che non abbiamo nessuna speranza di capire dov’è che si deve operare per
toglierla. E che continuiamo ad insistere a fare tentativi di ballo senza
sapere che non ce la faremo mai.
Lucky you. Ho
vinto 100.000 kwacha a briscola. Ho pensato che il coniglio corre un sacco e
che mi dovrò allenare per seguirlo. Ho lavato le mani con acqua corrente (!!!!!!!) e
organizzato una cena a base di avocado e formaggio. Giuro che quando
arrivo a destinazione mi nutro solo di pesce e frutta. Lo dico in particolare
ora che ho visitato accidentalmente la cucina del treno, cioè uno spazio di un
metro quadro all’interno del quale lo chef si muove con grande nonchalanche
nonostante la temperatura superi i 50°. La visita in cucina è stata un errore.
Accidenti, domani, quando le provviste saranno finite, sarò costretta a
rinunciare all’insalata di cavolo perché ho visto con quale noncuranza vengono trattati
i cavoli. Soli, abbandonati in un angolo ad invidiare la cura con la quale
vengono trattati i polli. Con questa riflessione profonda sulle ingiustizie che
popolano ogni ambito di ogni esistenza, mi infilo nel sacco a pelo a mummia.
Anche stasera niente lounge. Perché in fondo che bisogno c’è di riempirmi la
testa di rumore? C’è il silenzio stasera. Molto più sexy di un paio di zeppe
che cercano l’equilibrio su questa terra neutra e in continuo movimento.
è vero come le suore sono diverse, mi èrimasto in mente che quando ero piccola e andavo a scuola dalle suore, dicevano che se per una domenica non andavi amessa l'inferno era pronto.
RispondiEliminainvece il ricordo delle suore che ho visto in Africa insieme a voi, erano come tu le hai descritte: belle e dolci.alla prossima puntata