Ore 8.16 il cellulare squilla e mi pare troppo presto. Non che io dorma alle 8 di mattina, però di norma è solo dopo colazione che prendo vita e riesco ad essere un po' gentile. Oggi alle 8.16 non avevo ancora preso vita.
"Good morning madame" dicono dall'altro capo del telefono. La riconosco subito perché quella voce felice è per me come il grano per la volpe del piccolo principe. Che, una volta addomesticata, ogni volta che vede il grano pensa ai capelli dorati del suo amico.
"How are you, madame?"
Bene, soprattutto dopo aver sentito la tua voce. E tu che fai?
"..."
Fine della converazione.
Nasilele, 7 anni, alunna di terza e venditrice di noccioline sulla strada di Mongu, Western Province, Zambia, l'inglese lo sa lo stretto necessario. Ciao, come stai, io bene e tu? Bene grazie. Stop. Tutto il resto lo dice in lozi, cioè in una lingua impossibile da scrivere perchè per capirne le ragioni bisogna sentirne la melodia. La conversazione, per quanto piena di sentimenti e batticuori ed esclamazioni - visto che è praticamente un anno che non ci si vede e probabilmente quella figlierà (prima di me) senza prima esserci incontrate di nuovo - è molto telegrafica. E' esattamente come dovrebbe essere una conversazione tra due persone che parlano lingue diverse e lo fanno per telefono. Cioè, dal vivo uno se la cava con i gesti e i sorrisi e tentativi disastrosi di esprimersi in una lingua assolutamente non parlabile da un bianco (dunque già di per sè buffo in un paese di soli neri come il carbone). Però dal vivo c'è sempre un modo per venirne fuori. E' un dato di fatto: la comunicazione non verbale funziona meglio e non ci si fraintende. E meno male che su questo pianeta un modo per capirsi c'è.
Comunque. Io e Nasilele ci siamo conosciute a Mongu. Tutti i giorni io compravo da lei le noccioline. Lei mi correva incontro e mi abbracciava tutti i giorni. E si sbracciava ogni volta che mi vedeva a piedi, in macchina o in bici, sempre. Per ragioni linguistiche non abbiamo mai chiacchierato sul serio, però una volta lei mi ha chiesto se poteva venire con me in Italia e se io potevo diventare la sua mamma. Questo non l'avrei mai capito se il suo amico non avesse tradotto. Io le ho risposto che poi in Italia sarebbe dovuta andare in giro con le scarpe e il cappotto (cosa?) e che non avrebbe trovato le scimmie, così lei si è convinta che non era buona idea mollare tutto per andare in Occidente nella terra dei mukua (bianchi). Non ci si vede da tanto, però lei si ricorda di me così tanto e così tanto chiede di me che oggi, Francesca, maga del sapone oltre che amica speciale attualmente in Zambia, le concede una telefonata con l'Italia. E regala a me un inizio inaspettato. Pensavo fosse una scocciatura, invece era qualcosa di buono come la cioccolata, ma meglio della cioccolata perchè non fa ingrassare.
La conclusione di questa sviolinata (oggi senza oroscopo e senza test) è: expect the unexpected. E viene da una constatazione: Nasilele, meravigliosa e poverissima bambina africana che non è mia figlia, oggi per la prima volta ha tenuto in mano un cellulare. Avrà raccontato a tutti che ha parlato al telefono con Carotti la mukua - ecco come mi chiamavano laggiù - e quindi oggi lei è regina di Mongu. E di certo non se lo aspettava. E anche da un'altra constatazione: alle 8 di mattina non arrivano solo brutte notizie.
Quindi oggi ognuno, che sia Ariete o Sagittario, under 18, spione, disadattato, leone o spogliarellista, dovrebbe fare la stessa cosa: aspettare l'inaspettato (inaspettabile con licenza poetica).
Ah, certo: to stay foolish è la condizione. La follia, è la condizione. Lo diceva uno molto, molto figo che è stato folle e visionario fino a stanotte, cioè fino alla fine.
Photo credit: Arianna Caroli
ha il sapore di una favola, ma noi sappiamo che non lo è...nostalgia?
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