Ho deciso che non mi giustificherò per ore per non aver scritto sul blog. Resto tenacemente forever25, anche se su Myself ormai non si fa più riferimento alla mia età. Sarà che oltre una certa, non sta più bene menzionare gli anni di una signorina, una che fino a ieri aspirava a essere la Cuccarini per una notte. Che poi ho volato basso, penso. Se uno vuole essere la Cuccarini, che sia la Cuccarini per una settimana almeno. Per vedere che effetto fa avere i capelli biondi, la cucina con l'isola, qualcuno che la pulisce per te, una squadra di calcio da sfamare. Di sapere che effetto fa essere la più amata dagli italiani non sono mai stata curiosa. Credo che la parola amore vada usata con moderazione. E qualche persona che ti ama come dici tu e tu ricambi va benissimo. Il resto si chiama in un altro modo, chissà poi come. Non sono in vena di dare un nome alle cose, oggi. Tornando alla Lorella. A suo tempo non avevo specificato che volevo essere la Cuccarini ai tempi d'oro, quelli di La notte vola. Lo avevo dato per scontato. Sbagliato. Lo dici sempre, tu, che le cose non si danno mai ma proprio mai per scontate. Lo faccio ora, specifico, quando dicevo voglio essere la Cuccarini per una notte mi riferivo a quella Cuccarini che ballava per tutta la notte con i capelli bagnati, il vestito bianco; dietro una schiera di fusti per niente metrosexual, quelli che ora vanno un sacco di moda. Come dire: meglio il legno grezzo o quello lucido? Questione di gusti. Non c'è risposta giusta o risposta sbagliata. Non c'è meglio o peggio, meraviglioso, osceno, orrido, ripugnante, divino, meschino, interessante, wow in assoluto. Io sono odiosa per te, adorabile per lei e così via. Sospiro di sollievo. Non c'è niente di male a essere diversi. Molto più stimolante così. E anche drammatico, se ci penso bene. No, stimolante. Cambio idea ogni quarto d'ora pure nella realtà tranne che per un pugno di cose pensando alle quali mi viene il sorriso e a volte, quando sono particolarmente romantica e frescona, anche una lacrimuccia di gioia. Evvabbè.
Riflessione. Bello scrivere saltando di Cuccarini in fusto, di amore in relatività, di profumo in rumore in suggestione. Ormai è diventato un lusso per me. Avevo dimenticato che magnifica sensazione fosse ascoltare il silenzio, perdere il filo, ritrovarlo e cucirlo al nuovo, avere così tante cose da dire da dimenticare la maggioranza di esse, avere così tante parole in testa da limitarsi all'essenziale, restare con i capelli bagnati perché sarebbe un peccato alzarsi e andarli ad asciugare ormai, così come è stato impossibile non precipitarsi qua subito dopo la doccia per riprendere contatto con la vita ultraterrena delle parole, delle immagini, del nonc'ènientediimpossibile e sisognameglioaocchiaperti. Era ora che me lo ricordassi. Detto questo, premesso nel titolo che oggi non ci sarà oroscopo - o prima o poi qualcuno si convincerà che io scriva solo oroscopi e non anche altre cose - vorrei riprendere il filo da cui ero partita. Ovvero l'idea originaria alla base di questo desiderio impellente - chiamiamola necessità - di mettermi a scrivere proprio oggi, a discapito di altre che sarebbe stato saggio io avessi fatto, ma che non ho fatto perché bisogna mettere in discussione la propria scala delle priorità, a volte. Specie quando le priorità cambiano.
Se scrivo divento più buona, più tollerante, porgo l'altra guancia, mi tolgo il muso, mi sento leggera e altre cose banali che si dicono quando uno è soddisfatto o pieno di farfalle nello stomaco. E questa era una vera priorità. Son strana. Mi bastano due parole in croce per stare di buonumore. Perché ci dovrei rinunciare? Facciamo una paginetta al giorno, non di dominio pubblico. Anche se poi, quando una cosa è potenzialmente sottoposta al giudizio universale viene meglio. L'universo è talmente grande che proprio di me si deve accorgere? Ecco questo è il concetto. Fondamentale specie se uno è permaloso. E io sono permalosa assai e me la prendo subito. Anche se ora, forse per via dell'età, ci metto un po' di più a prendermela. Bene. Sintetizzando, non mi è affatto passata la voglia di essere forever25. Per quanto il tempo passi velocissimo, spietatissimo, inesorabilissimo, quasi a volermi far ricredere. No, non mi ricredo. Son forever25 e resto sulla terra con un proposito ben preciso. Non ritrovare il tempo perduto. Non dimenticare le parole che mi feriscono. Non ignorare chi me le dice. Tantomeno stare al centro della ruota. Lo so che è lì che sta l'equilibrio, ma ho capito che di alti e bassi è fatto tutto e il centro della ruota è noioso, immagino. Comunque il proposito resta uno, principalmente, come se a lui tutto fosse collegato. Il proposito è femmina e si chiama isola. Potrebbe essere maschio e chiamarsi arcipelago e andrebbe bene lo stesso. Facciamo che è femmina, facciamo isola. C'è. Una per ognuno. Gli innamorati ne hanno una testa ma possono decidere di vivere su una e destinare l'altra a qualcuno che all'isola non ci crede più, tipo a qualche naufrago della vita che per sbaglio o per destino vi approderà. E si sentirà fortunato. Perché il destino esiste ancora. E ci sono milioni di isole. Perfette, imperfette, nascoste o ben visibili. Aprire gli occhi è l'unica avvertenza per scovrirle. Così come formulare periodi bervi è l'unico modo per farsi capire, se si è contorti dentro. Per oggi, diciamo, mi son concessa una licenza poetica.
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