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venerdì 30 gennaio 2015

Svegliarsi appena prima che il brodo si bruci e altre vicende fortunate che capitano davvero di rado. Con annessa lacrimuccia. E tante grazie per l'ispirazione

Poi arriva una domenica pomeriggio qualunque e, all'improvviso, ti ricordi quando ti piaceva essere forever25, la domenica. E mica solo la domenica. Anche tutto il resto della settimana. Così prendi il coraggio e fai quello che hai rimandato per un po'. E solo quando prendi il via e lasci andare le mani e la testa e non pensi a censure eventuali, hai la vaga, anzi la netta, sensazione che tu sia talmente tanto forever25 per davvero, da non avere più bisogno di farlo credere a nessuno, che lo sei. Perché hai convinto l'unica persona che serviva di convincere.  


Detto questo non significa che non ti manchino certi rituali magici che ti mettevano tanto di buonumore, Che ti facevano uscire dalle tue scarpe scomode e di entrare in quelle bellissime (ma molto più scomode, a volte) di qualcun altro. Che ti permettevano di parlare a qualcuno facendo finta che parlassi a tutti. Di dichiarare amori che non avresti potuto dichiarare. Di pensare a chi non dovevi pensare. Di farci merenda. E colazione e tutto. Di condurre, in poche parole, un'esistenza diversa da quella che conducevi e che, con tutte le tue forze, desideravi fosse completamente diversa. Certo, che mi manca stare lontano da qui, ma in un certo senso ho capito che l'unico modo per sopravvivere all'assenza - a volte ingiustificata, a volte forzata - è quella di accettarla e di farsi una ragione. Anche laddove una ragione sembra non esistere. Perché le cose cambiano all'improvviso e hai diverse possibilità: 1) pensare a dove hai sbagliato e non arrivare a nulla; 2) lamentarti e sperare che tutto torni come era prima e non arrivare a nulla; 3) ricordare che la vita è fatta così: ti illude, ti stravolge, ti spettina, ti sconvolge, ti fa ridere, ti fa battere il cuore, poi ti fa anche disperare, non si fa capire e ti guarda fissa senza consolarti manco un po'. Resta così. Impassibile, come se se ne fregasse altamente di te e dei tuoi guai. Del fatto che sei costretta a dover cambiare certe abitudini che ti piacevano tanto. A poter giocare solo lo stretto necessario. Dei tuoi dolori. Del tempo che non basta mai. O che stringe e basta. 



Alla fine la cosa più ragionevole è accettare quello che arriva e punto. Senza stare a fare tragedie perché tanto non c'è tragedia che tenga. E quindi se posso passare solo un pomeriggio su 50 tra queste lidi, va bene così. Almeno finché non potrà essere diversamente (l'ho sempre detto che sono parecchio saggia per avere 25 anni). 


Da quando sono passata qui l'ultima volta, ho imparato alcune cose: che il tempo per le persone che ami non va mai sacrificato, piuttosto meglio non avere 25 anni; che la mamma è sempre la mamma e non importa se tua mamma ha 50 anni o ne 125, la mamma è sempre la mamma e di lei avrai sempre bisogno; che a volte i cambiamenti possono essere spaventosi e che, a certi cambiamenti non sarai mai pronto; che i miracoli succedono solo a volte e che la fortuna può al massimo darti una mano. Ho scoperto che la leggerezza è molto gradita, che la gravità lo è un po' meno e che dormire 8 ore a notte è solo un'utopia. Che si può amare il proprio lavoro, la propria dolce metà della mela, la mamma, papà, la sorella, la nonna, un angelo, gli zii, i propri capelli, i propri demoni. E che il cuore ha un sacco di spazio, un sacco di soppalchi, armadi a muro, cassetti, cassettiere, cassapanche. Piene di cose. E momenti. E volti. E parole. E sguardi. Vabbè, è chiaro.


Che ci si può spiegare anche senza dire una parola e che l'oroscopo qualche volta non serve. Che il finale della storia qualche volta lo decidi tu. E qualche volta no. Che sono più brava a fare i tozzetti di quanto non sia brava a fare le ciambelline, per quanto io stia prendendo dimestichezza anche con le cose che lievitano e con quelle che devono prima essere pulite. Che trovo più difficile fare una cosa per volta che non tre cose insieme e che non posso più dormire senza il cuscino leopardato. Che si può amare persino un pigiama, purché non lo so si indossi per dormire. Che ho meno paura delle parole, delle pagine bianche, mentre ho ancora una fifa pazzesca dei gatti. L'ho capito quando, qualche tempo fa, per strada, un gatto mi viene incontro miagolando e io, che mi sono prima voltata per capire se ce l'avesse veramente con me, quando ho capito che ce l'aveva veramente con me, mi sono messa a correre. Per scappare da lui, naturalmente. Solo dopo - quando mi sono guardata intorno per vedere se qualcuno avesse visto quella scena ridicola - ho riflettuto che non aveva avuto senso scappare in quel modo. Razionalmente: che può farmi un gatto? Niente. Quindi ho capito altre due cose: che non sempre penso prima di agire, ma a volte sì, e che sono razionale quanto basta. 



Che ci metto parecchio a seminare. Per esempio questo post era stato iniziato domenica e adesso è venerdì. Il tempo vola? Anche. A volte ti sfuggono le giornate di mano e ti ritrovi con un carretto di lunedì in pugno e non ti ricordi cosa hai fatto con ognuno di loro. A volte mi scrivo quello che devo fare. E non c'è mai, dico mai, una volta che io riesca a fare tutto quello che mi scrivo. E dunque non avrei mai immaginato di ritrovarmi di venerdì sera a scrivere pensieri dopo essere tornata dalla messa per ricordare la nonna. E invece mi ci sono ritrovata e ne sono molto felice. Quindi grazie, davvero grazie, dell'ispirazione. A questo punto un inciso: come se non ci pensasse ogni giorno a lei. A dove si trova, a cosa stia facendo; se davvero è un paradiso quel posto lì e se davvero c'è il pane di ieri, la cioccolata a volontà (magari di quella che non fa venire i brufoli, il colesterolo e i rotoli), se davvero i capelli stanno a posto pure senza parrucchieri e spazzole-tortura; se veramente non ci sono bollette, né tasse, se alla televisione fanno roba stile Mary Poppins (parlo per me, naturalmente) ogni giorno e non l'Isola dei famosi, come quaggiù. Ti chiedi: ma il brodo si sarà bruciato o si sarà svegliata in tempo? Ah no, abbiamo detto che il brodo non si brucia, lassù. E i limoni non si congelano col freddo. Perché, essendo sempre primavera, il rischio non si corre. Se ci guardi e ci mandi tuoi segnali. Perché, da quello che si sente quaggiù, sembrerebbe proprio così. Inciso concluso. 
Va bene, ciao a tutti e ciao nonna, è stato molto bello, proprio bello. Adesso vado, altrimenti mi si accartoccia il cuore e poi tutti quei cassetti, armadi, soppalchi non la prendono bene. E pure perché, altrimenti, a questo giro, il brodo lo brucio io. 



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